OPINIONI GD - BASTA CON QUESTO "NOTALLMEN"

Ho mantenuto un profilo abbastanza basso sulla triste vicenda riguardante il femminicidio di Giulia Cecchettin. Non per ignavia o menefreghismo, ma perché, semplicemente, non ritenevo da maschio di dover aggiungere nulla che sembrasse ovvio, scontato, rispetto alle tante parole che centinaia di migliaia di attiviste in tutta Italia hanno espresso sull’argomento. Ritengo che, nel 2023, la sottovalutazione della violenza sulle donne non sia più un problema. Anzi, mi rettifico… ritenevo.

Sì, perché il motivo che mi ha spinto a scrivere queste righe è stata la forte risposta di una parte (rumorosa) di uomini che immediatamente, rispetto alle accuse di tante attiviste nei confronti del genere maschile di accettare di buon grado questo sistema patriarcale, la risposta, variegata nei modi e nelle parole, è riassumibile nel sempreverde (e assolutamente paraculo) “NotAllMen” (per chi non è ferrato d’inglese, Non tutti gli uomini).

Di fronte a una frase del genere, mi viene in mente quando, nel 1961, usciva il libro di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta”. Quel racconto descriveva i meccanismi che erano penetrati nella società siciliana nel rapporto con la mafia ovvero la continua omertà, la connivenza e il menefreghismo conditi dall’isolamento dei pochi soggetti desiderosi di cambiamento. Potete solo immaginare le accuse che arrivarono a Sciascia in quegli anni. Le stesse ricevute da ogni scrittore che osava scrivere di mafia: “danneggi la Sicilia”, “sono tutte fantasie”. E chi, anche di fronte ai fatti concreti, voleva fare un po’ di benaltrismo, diceva: “non tutti i siciliani sono così”.

Ecco, a distanza di decenni, sicuramente il contesto su quel fronte è un po’ cambiato. Oggi sono diffusi atti di denuncia e di critica nei confronti della connivenza con la mafia. Ma non è stata una sorta di bacchetta magica a smuovere questo movimento sociale. C’è voluta la presa di coscienza da parte di tutti che ognuno, nel proprio vivere civile, doveva dare una piccola spallata al sistema di potere costituitosi. Solo così, il sostrato d’omertà sul quale Cosa Nostra operava si è cominciato ad erodere.

Sul contesto della lotta per la parità di genere, invece, c’è ancora resistenza. Ed il motivo in realtà è semplice: se non tutti possono ritrovarsi ad essere mafiosi, in quanto richiede una scelta, nascere maschi è un caso. Ma questo caso, unito al senso di privilegio ancora oggi aleggiante, genera nel profondo come una tentazione. Una sorta di: “sì, va bene la parità. Ma se poi tocca a me? Se perdessi il mio, di privilegio?”.

E quindi si tira fuori il peggio di sé. Un esempio su tutti lo abbiamo con il grafico che allego di seguito. Una pagina Instagram che, nel più becero tentativo di sottostimare i numeri dei femminicidi, li mette a paragone con delle morti da malattie (come se le malattie fossero scatenate da atti violenti…)



Capisco il sentimento di volersi sentire sottratti da queste accuse, davvero. Ma dalla posizione di potere che la società attuale ci ha dato e nella quale ci siamo ritrovati, non possiamo permetterci una semplice assoluzione da quest’ultime senza atti concreti.

Cosa fare quindi, se si vuole davvero cambiare? Non esiste un metodo unico, ma il mio consiglio personale è partire da se stessi, chiedendosi: “mi sono mai comportato con una donna in maniera inopportuna specificamente perché donna?”, “ho degli stereotipi della donna che la società mi ha insegnato e che sostengo nella vita di tutti i giorni?”, “ho mai accettato o addirittura corroborato, di fronte ad altri maschi, accuse infondate nei confronti di altre donne, fatte loro per il solo motivo di essere donne?”

Inoltre, è necessario confrontarsi. In primis con le donne, spesso nemmeno coinvolte sull’argomento, che al contrario di come qualcuno sostiene non vogliono “il matriarcato” o “sottometterci tutti”, ma solo essere capite. Capite davvero. Capite le loro paure, il loro terrore nel non sapere se verranno oggettificate o, peggio, uccise per il solo essere donne. E poi con gli uomini. Bisogna avere il coraggio di guardarci in faccia e dirci: “almeno una volta nella vita, abbiamo agito secondo questo istinto Machista. Consapevoli di ciò, cosa vogliamo fare affinché non accada di nuovo?”

Sarà difficile, all’inizio, ma con il tempo comincerete, con la buona volontà, a non comportarvi, parlare, interagire con le donne come la società patriarcale vi ha imposto, ma come persone che vedono nell’altro, uomo o donna che sia, un essere umano. Con desideri, aspirazioni, sogni che non devono essere declinati come “l’uomo” vuole, ma come vogliono loro. E ovviamente, non basta farlo una volta sola: è un processo che richiede continua riflessione. Perché la vita va avanti e bisogna ogni giorno riflettere se qualche atteggiamento sbagliato possa essere modificato per il meglio.

Per questo non ho avuto questa premura di scrivere l’ennesimo inutile “NotAllMen”. Perché ho preferito guardarmi dentro, riflettere. E chiedermi: “e se, forse, anche io?”

Giuseppe Costarelli

segretario GD Acireale